incesto
Tesoro.....ho letto....
di geppettino2003
13.12.2013 |
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"Brucia davvero doverne prendere atto!
Amavo il modo di tuo padre di accendere i miei sensi, riusciva ad esaltare il mio essere donna, i suoi sguardi carichi..."
Amore mio, ho letto……e ….riletto, più volte il tuo scritto, i tuoi pensieri, le tue confessioni che, procurandomi turbamento interiore, di fatto mi impongono attente riflessioni.
Inizialmente ho stentato ad interpretare il tuo stato d’animo, i tuoi ricordi…. il tuo sottile giocare sui doppi sensi … poi ne ho percepito il ….senso. Per questo sono stata a lunga indecisa dal rimetterti i miei pensieri. Nei nostri quotidiani sentirci su skype ho tentato di carpire, dai tuoi atteggiamenti, le risposte ai miei dubbi, ma non sono stata capace a spezzare la barriera di pudore che hai volutamente eretto. Come se una intrigante strategia ti imponesse di glissare al senso dei miei perché!
Poi lunghe notti insonni per comprendere se il tuo è solo un momento di estrema debolezza, che posso anche giustificare, ovvero i tuoi pensieri sono figli di quel qualcosa di più che mi coinvolge direttamente e che può presupporre …altro!..
Inquietata mi sono soffermata sugli …. assilli che ti hanno accompagnato negli ultimi mesi, non mi è stato difficile dare un senso al tuo stato, ma quello che mi attanaglia è legittimarne i contenuti. Quella spiegazione che la mamma non riesce a dare, forse perché non può…. o non vuole, ma che la donna, invece, riesce a tradurre …in quel qualcosa che è andato ben oltre l’amore filiale….
Quell’amore in cui è sottile la differenza tra il possibile contatto fisico, che deve essere puro perché tale è il rapporto tra madre e figlio, e gli effetti prorompenti di una vicinanza che non potevano …e non dovevano generare … preoccupanti fantasie…!
Prendo atto che così non è!… Leggo delle tue emozioni, e dei tuoi stati d'animo, che mi coinvolgono direttamente. Ho tentato di giustificarle negli inevitabili risvolti che sono insiti nel rapporto uomo/donna, dove sono molteplici le componenti che possono incidere sui quei dogmi che la morale ci impone di seguire.
E' vero ultimamente abbiamo condiviso molto. Ma molto può essere tutto? Ed oggi sono a chiedermi quale è il giusto limite al tutto. Un tutto reso inviolabile per come imposto dalla morale.
Mi hai parlato di Anne, della sua somiglianza caratteriale a me, delle sue affinità comportamentali ad alcuni dei miei atteggiamenti. Credimi mi è difficile biasimarla come donna. Vorrei conoscerla, parlarle delle nostre rispettive esperienze, sapere se le sue sofferenze sono state pari alle mie, e il suo accostarsi alle possibili soluzioni sia stato analogo alle motivazioni che hanno accompagnato le mie decisioni. Sai la solitudine deve essere vinta reagendo ai problemi che la vita ti pone. Solo io posso sapere cosa vuol dire sentirsi sole specialmente quando il magone ti assale ed accanto a te non c’è nessuno. Nessuno legittimato a darti conforto, una parola una carezza, un bacio, stringerti in forti braccia e farti sentire ancora desiderata. Solo io posso capire le esigenze di una donna viva, ma abbandonata, e come sia difficile soddisfare le nascoste esigenze di un corpo che impaziente reclama le sue particolari …attenzioni!
Lei, come me, ha reagito! E' spero solo che i suoi incontri notturni non ti facciano soffrire, anche se è tangibile la intima pena che traspare dal tuo scritto. Malori sicuramente riconducibili uno stato emotivamente particolare.
Tanti mesi solo sicuramente hanno … effetti!
Posso immaginare, anche, le tue difficoltà così lontano da casa, dai tuoi affetti dagli amici, dalle ragazze con le quali a turno ti accompagnavi. Sai una strana gelosia si impossessava di me vedendoti gioioso tra le loro braccia e mi struggeva il pensiero del mio ragazzo rapito al mio affetto tra le braccia di ragazzine poco virtuose. Come fossi vittima di un malessere interiore, come se stesse concretizzandosi la certezza di essere ancora una volta …ripudiata…
Si perché in pratica sono stata respinta dall’uomo con il quale ho condiviso per tanti anni gioie e dolori. Ciò ti lascia dentro un vuoto incolmabile. Se poi l’abbandono è riconducibile alla classica sbandata per un’altra donna, per di più la mia migliore amica, complice delle mie più intime confessioni, delle mie paure e delle mie perplessità sul perdurare di un qualcosa iniziato per gioco e che lentamente si stava trasformando in ossessione, lo scotto è ancora più grande e la rabbia non ha confini…. Quell'amica che, nel darmi solidarietà, ha carpito i miei pensieri e, lentamente, si è sostituita a me nel mio letto offrendo al mio uomo ciò che non ho saputo o …voluto, offrirgli io....
Brucia davvero doverne prendere atto!
Amavo il modo di tuo padre di accendere i miei sensi, riusciva ad esaltare il mio essere donna, i suoi sguardi carichi di una forza dirompente. Sapeva come rendermi appagata in un crescendo di momenti caldi, accesi da un trasporto unico. Il mio corpo si scioglieva tra le sue dita e la mia mente vagava nello spazio infinito di un piacere che non aveva limiti. Penso spesso ai nostri corpi unti del sudore che ci univa proiettandoci verso l’apice di sensazioni così intense da lasciarci svuotati. Intenso era l’ardore dei nostri momenti nella continua ricerca di soddisfazione, alta, senza barriere o pudore.
Tanti anni di matrimonio avevano creato una sintonia e complicità senza pari, che assieme, ci portava a scoprire un nuovo modo di vivere la nostra coppia. Avevamo aggiunto al nostro rapporto momenti di forte trasgressione. Nel tempo è riuscito a plasmarmi esaltando la mia femminilità ed io, complice, ho sedotto per l'intrigo di condividere poi la passione e le relative emozioni. Mi sono trasformata in amante passionale, cancellando ogni forma di decenza. Innocenti pensieri si sono trasformati, in breve, in un rapporto dove il sentimento d'amore si è trasformato in peccato! Dove la lussuria ha lasciato spazio al proibito.
L'ho fatto per la paura che il mio rapporto non si trasformasse in rispetto con il forte rischio che i nostri rispettivi corpi cominciassero ad ignorarsi.
Superate le flebili resistenze iniziali ho ceduto alle sue particolari richieste. Capi di abbigliamento particolatamente seducenti, che indossavo sorprendendomi della mia naturalezza. Le ampie scollature, o le intriganti trasparenze, che voleva ostentassi esaltando la mia provocante femminilità compiacendosi, contemporaneamente, delle sensazioni che trasmettevo agli altri. Un gioco perverso che mi aveva pianamente coinvolto. Mi sentivo soddisfatta nell’essere ammirata oserei quasi concupita …. poi complici commentavamo, senza alcuna vergogna o imbarazzo, gli sguardi interessati verso la mia figura…. e le relative fantasie, e infine …… interminabili notti insonni …..
Ma dovevo porre i giusti limiti! Avevo percepito, infatti, le mie difficoltà a dissociare il corpo della donna dal ruolo della mamma!
I momenti di intenso appagamento erano offuscati dalla razionalità che mi spingeva a reagire ad un qualcosa che, pur esaltando la mia femminilità, cominciava a procurarmi frustrazioni interiori. Un gioco sottile ma pericoloso, nel mentre tuo padre gioiva delle sue… fantasie, io non riuscivo più ad aderire a richieste sempre più esigenti che, se anche soddisfavano il mio essere donna, mi offendevano come mamma.
Il ricreare nuove emozioni nel fortificare la mia unione con tuo padre stava indebolendo il mio rapporto con te. Diventava, infatti, giorno dopo giorno sempre più difficile tornare a casa e riappropriarmi del mio ruolo di mamma. Non riuscivo più a governare i due ruoli! Correvo il rischio che la gioia di donna prevalesse sulla felicità di madre!
Le esaltazioni notturne cominciavano, praticamente, a soccombere rispetto ai patimenti diurni, e le mie difficoltà erano male interpretate da tuo padre convinto, forse, che la mia fosse una forma di vigliaccheria interiore che, subentrata nel nostro rapporto, ne stava condizionando il feeling.
La mia debolezza era, invece, tutta nel mio travaglio interiore. E' vero nella coppia tutto è lecito, ma la tua adolescenziale presenza era quel limite al mio morboso fare.
Forte era paura di fare scelte che ti escludessero dalla mia vita e che limitassero il nostro rapporto. Tu sei parte di me e non ho voluto scegliere di escluderti!
Il tempo trascorso mi ha fatto comprendere, invece, che quelle fantasie rappresentavano il giusto coronamento di un rapporto di coppia, aperto, improntato sulla assoluta ricerca di passione che, in quanto tale, non può, e non deve, avere nessuna costrizione.… In amore tutto può essere lecito … anche quello che la morale condanna! Basta solo avere la giusta consapevolezza dei ruoli, saper discernere i momenti dove la donna è complice del suo uomo per il piacere di entrambi, e la mamma invece padrona del focolaio domestico.
L’ho capito troppo tardi!
Ed è subentrato lo sconforto. Quando si subisce un distacco immediato, non volendo capire i perché, ma ancorandoti solo ai tuoi convincimenti, ti assale la paura di un nuovo rapporto ti rendi conto che non riesci più a dare amore, vivi con il conforto di te stessa, ti rendi conto che gradualmente tutto di te va spegnendosi, lasciandoti nel buio di una solitudine i cui effetti sono devastanti.
Sei in pratica prigioniera di te stessa e ti accorgi che le notti rincorrano stancamente i lunghi giorni e le emozioni prevalgano sui piacevoli ricordi. E sei sola la notte!!!
Ma fortunatamente la tua diurna presenza mi dava il giusto conforto.
Poi il tempo, fortunatamente, trascorre inesorabile e con esso, gradualmente, si allontanano i ricordi e ti rendi conto che ciò che ti è successo non merita la tua sofferenza. Ti ritorna la voglia di vivere e, consapevole del tuo essere donna, con essa il bisogno di essere amata, se non mentalmente almeno fisicamente. Un bisogno al quale non riesci a dare una ragione. E' una esigenza forte che cresce lentamente dentro e che sai di dover placare.
Sogni mani vigorose impazzire su tutto il corpo, braccia che ti sollevano avvicinandoti al paradiso, baci diffusi che ti infiammano dentro, e poi abbandonarti al piacere sconvolgente che solo la forza di un uomo riesce a procurarti. Rivivi amplificati i momenti di passione che hai vissuto, senti la pelle riscaldarsi e gioire di momenti intensi. Così la sera a casa ti guardi allo specchio e scopri che sei ancora quella bella donna che suscita appieno quei particolari interessi, che basterebbe poco per concretizzare in un ritrovato desiderio. Naturale ti assale la voglia di accarezzarti, ti rendi conto, quando la pelle si increspa al solo contatto di un leggero tocco producendo brividi caldi, che sei molto sensibile. Senti il calore pervadere il tuo corpo, il cervello abbandona il terrestre raziocinio e si lancia verso quelle fantasie che si materializzino da sole. Cominci a rigirarti nel letto alla ricerca di un contatto, di una presenza, di un qualcosa che non c’è, e le mani vagano solitarie restando imbrigliate nel lenzuolo freddo che la tua calura scosta da un corpo smanioso. Resti sola con il tuo corpo che … invoca il suo bisogno.... socchiudi gli occhi e …ti abbandoni. Senti forte il bisogno di una presenza forte che mantenga viva che quella linfa vitale che ancora scorre nel suo corpo. Non puoi più vivere di ricordi specialmente quando la memoria scuote il corpo in sussulti che amplificano il tuo respiro privandoti contestualmente della capacità di governare mani impazzite.
È la mancanza di quel contatto fisico che ti spinge a placare, rubando alla notte momenti di intimità.
Prendi atto di una privazione subita e non voluta, non riesci a scuoterti, sei sconfitta dalle tue fantasie e ….. sei sola con te stessa…. con la tua … vergogna! Una vergogna che comincia a ripetersi incessante notte dopo notte alla quale non riesci a porre alcun rimedio… vorresti fermarti ma non ci riesci, unica giustificazione è la tua … solitudine!...
L’unica forza che mi ha aiutata ad uscire dal mio torpore sei stato tu. Ti vedevo crescere giorno dopo giorno, e la tua quotidiana presenza è staae per me la spinta per uscire dalla voragine dove il forzato isolamento lentamente mi spingeva. Percepivo la tua pena al mio stare male, e per non continuare a ferirti ho ripreso a vivere sospinta dalla certezza che il mio malessere stava coinvolgendo anche te. Mi sono riappropriata del mio io, curare il mio fisico riprendere la mia capacità di sedurre per tornare viva accanto a te.
Allora è cominciata, diversa, una battaglia interiore tra la femmina e la mamma!
La donna che è in me desiderava ardentemente riaccarezzare un uomo, reclinare la testa sul suo petto, sentire il piacere di contatti di mani impazzite sul corpo, trarre linfa dal suo anelito e dedicarmi a me stessa per non morire anche dentro. E la mamma!
Si ho ceduto ma non per amore, bensì per l’esclusivo bisogno di sentirmi desiderata per la paura di invecchiare precocemente. Ho offerto solo il mio corpo consapevole che solo una parte di esso ho concesso.
Ho soddisfatto il corpo… per liberare la mente!
Ho subito i primi corteggiamenti dei colleghi. Discreti, ma assidui. Inizialmente, ho ritenuto essere all’altezza di gestire la situazione, mantenendo la discussione ridendo anche… sulle sottili ed argute provocazioni, non sempre innocenti e con doppi sensi sempre più coloriti… le adulazioni incessanti, gli inviti. Ma tutto stava incidendo, infido, sul mio essere sola, e sulla debolezza nei confronti del mio stesso corpo che lentamente, risvegliandosi, invocava le sue attenzioni.
Ho ricominciato ad interpretare gli ammiccamenti intensi della gente per strada. Sguardi provocanti che sfidavano la mia capacità di resistenza. Mi sentivo, provocata, consapevole che non ero io l’artefice di quanto accadeva, bensì, era il mio corpo che naturalmente accentuava la sua femminilità e la sua debolezza di donna, dando impulso al riprendere a star male, restando poi sola ad aspettare l'alba.
Gli sguardi lascivi di provocante tentazione non mi lasciavano indenne, ed ho ceduto perdendo la sfida con me stessa, ho subito la presenza fisica dell’uomo percependo il calore del suo corpo, ho tentato di reagire, ma il mio istinto di femmina mi ha paralizzata, la mia volontà è diventata impotente davanti ai quei sensuali pensieri che la mente, infida, produceva. Giorno dopo giorno ho preso atto che mie dita non mi bastavano più. Le mie intime carezze invece di lenire il mio stato, accrescevano il mio desiderio, e con esse sempre più pressante era la voglia di quel qualcosa che mi desse l’apparente benessere interiore che da sola… non riuscivo più a soddisfare!...
…. Ero distrutta da …….quello che mi stava accadendo!….
Ti prego, non interpretare male la mia confessione!
Sapevo che sarebbe arrivato questo momento ma mai avrei immaginato n quale modo avremmo gestito i nostri intimi pensieri.
Per dare riscontro alle tue implorazioni, dopo diverse notti ho deciso che devo essere sincera e farti particolari ammissioni!
Sono stata quasi costretta a cedere, è vero, la carne è debole! Sconfitta ho soggiaciuto agli intimi piaceri di essa, mi sono offerta per egoismo, per il solo mio piacere. Ho cercato momenti per far gioire il mio corpo tra le forti mani di un uomo. Non il mio, solo un uomo, uno qualsiasi, strumento di una lussuria che andava placata….
Poi sempre la stessa vergogna si impossessava di me, specialmente nel mio rapporto con te. Guardarti negli occhi nel convincimento di averti tradito, di averti rubato una parte di me, di aver violentato il sano sentimento che, forte, ci unisce. Sono riuscita si a darmi appagamento carnale, non certo soddisfazione. Il corpo sopiva alle sue voglie ma la mente ne restava sconfitta ….solo i tuoi occhi mi restituivano la gioia di un amore puro…. Ed è ripresa l'eterna lotta con me stessa. Concedevo il mio corpo …. ma il mio amore era, ed è, solo per te!
Sola in camera mia mi vedo riflessa in quel grande specchio unico compagno dei miei solitari momenti, e fluida anche la mia penna scorre trasformando i miei pensieri in parole ed il mio sentimento in emozioni, denudandomi del pudore che per mesi mi ha inibito dal forte desiderio di starti accanto.
Dovrei redarguire, con forza, i tuoi pensieri ma non posso, non riesco a rendere tangibile il disappunto che deve, correttamente, seguire alle tue ammissioni. Mi chiedi di confessarti i miei pensieri ed è giusto che lo faccia. E' una strenua lotta tra il mio essere mamma e la femmina che alberga in me, battaglia fatte di riflessioni razionali e fantasie notturne, e sono quest’ultime che, mio malgrado, prevalgono.
Ho sperato che le sofferenze fossero solo mie, che fossi stata capace di nasconderti le mie particolari difficoltà, mi accorgo, invece, che così non è stato. Mi addolora averti ferito, le mie debolezze hanno sconfitto la mia ragione, hanno fatto si che perdessi di vista una realtà chiara, nella quale ciò che c’è di più puro al mondo fosse messo in discussione da fantasie tanto perverse quanto dai risvolti pericolosi!
Mi chiedi scusa. Perché?
Mi sento, e lo sono, responsabile del tuo stato. Ammetto, succube mi è mancata quella forza per reagire a un qualcosa che non poteva essere!…
Ho seguito con l'interesse di donna il tuo corpo crescere, diventando giorno dopo giorno uomo, la tua voce maschia sopraffarmi, ed il tuo sguardo intenso sfidarmi. Ti vedevo girare per casa coperto dal solo box ostentando la tua virile figura, la minuta barba a rendere il tuo viso maschio. Le stesse mani forti di tuo padre che tante volte erano state il preludio delle mie più intense emozioni, ed il mio debole sguardo scivolava, privo di volontà, verso l’unica porzione del tuo corpo privata alla mia vista. Compiaciuta ho cominciato ad ammirare il tuo …corpo … E il tuo sguardo forte, impenetrante, oggi apprendo, carico di intriganti fantasie…
I nostri innocenti abbracci, il mio seno riscaldarsi al contatto con il tuo petto, il tuo respiro caldo sul mio collo, percepire le tue mani scorrere, lente, lungo i miei fianchi, il tuo corpo aderire, quasi, provocatoriamente al mio, rendendo tangibile il crescere di quel qualcosa che conoscevo per l’ebbrezza …. e … le mie gambe farsi molli. I miei iniziali rossori e le mie reazioni diventare sempre più deboli. Ho seguito i tuoi lucidi occhi superare il limite imposto dal rispetto dovuto ad una mamma e risalire intrepidi il mio corpo superare, con assidua frequenza, le barriere del lecito ed insinuarsi tra le pieghe della gonna leggermente raccolta sulle mie gambe. Li ho visti soffermarsi intrepidi ammirare il solco del mio seno gonfiarsi scandito dal mio respiro. Ho immaginato le pupille incollate alle mie spalle quasi a sospingere il mio plastico ancheggiare….
Merito, o colpa, di quegli occhi intriganti e intensi, di quel tuo respiro che sentivo crescere, dei tuoi goffi tentativi di mascherarmi gli effetti del tuo starmi accanto, ostentando il tuo essere uomo prevaricando il più corretto ruolo di figlio. Quegli sguardi mi hanno praticamente svegliato dal torpore imponendo alla donna il bisogno di carezze ed alla mamma di ergere giuste barriere. Si perché stava crescendo, subdolo, il mio morboso interesse verso il tuo corpo. Una lotta impari contro la mia forza di volontà che dava i primi segnali di un cedimento interiore … di una instabilità pericolosa per…entrambi!
In quegli sguardi è nato il mio rifiorire come donna. Ho letto non solo l'invito a scuotermi, da una sofferta forma di apatia, ma ho percepito anche di più. Una speranza!
Apprendere, del tuo desiderio… oggi mi sconvolge, mi preoccupano la tue confessioni, sono tormentata dalle tue considerazioni. Ecco perché non hai nulla di che scusarti, sono mie le colpe.
Io ho sbagliato a non essere riuscita a comprendere il tuo stato. Forse le mie innocenti provocazioni, perché tali volevano, e dovevano, essere non mi hanno fatto rendere conto che il mio comportamento spingeva i tuoi assilli lentamente a crescere, alimentati dal mio corpo, che oggi devo forzatamente giustificare.
Mi dispiace apprendere delle tue sofferenze ma, credimi, sono state, e lo sono tutt'ora, intense anche le mie. Comprendo, quindi, i tuoi intimi patimenti, giustifico le tue attenzioni verso il mio corpo, i tuoi sogni che ho incentivato. Si forse qualche volta ho esagerato, volevo solo carpire dal tuo sguardo se ancora potevo suscitare interesse verso quel mondo che tanto mi aveva ferito e verso il quale, mi stavo convincendo, di non poterne fare a meno!
E la confusione adesso impera in me!
Nei tuoi atteggiamenti cresceva il mio delirio. Quel tormento che mi ha tenuto sempre più sveglia la notte, ha riempito la mia mente di fantasie assurde, e non riuscivo a sconfiggerlo. Oniriche immagini, e abbandonavo il corpo in momenti di perversa lussuria…
Potevamo condividere pensieri e parole ma come potevo avere la forza di fondere il calore di due corpi così tanto vicini quanto lontani!
E quella mattina succube delle mia fantasie mi sono lasciata andare, convinta del mio essere sola in casa.
Dopo aver subito quel tuo intrigante e forte abbraccio, interminabile, il mio corpo stretto al tuo, quasi a voler provocare una mia reazione, le tue tremule mani sul mio collo scivolare lentamente sul seno, le tue umide labbra a sfiorare le mie, e quell'intenso respiro. Scossa sono riuscita a staccarmi da te certa, ormai, che il tuo starmi vicino aveva perso l'amore filiale trasformandosi nel peccaminoso desiderio dell'uomo. Una mamma percepisce tutto, e ciò che da mesi era un mio atroce dilemma di colpo era diventata certezza.
Scossa sola in camera ho tentato di dare ragione ad un diffuso calore. Inutile ogni tentativo di scacciare assurde fantasie. Vano lo sforzo di distrarre la mente. Una ossessione, lenta… mi stava sconvolgendo la mente … la tua presenza in casa avrebbe sicuramente fatto cedere la donna, ed è con vergogna che ti confesso questa mia debolezza, ma la mamma doveva trovare la forza di resistere…!
Foschi pensieri hanno cominciato a susseguirsi, costanti, minando la mia capacità di reagire. Eri l’unico uomo al quale avrei voluto offrire tutta me stessa, il mio corpo ma anche la mia mente ma sei anche… mio figlio! … e per quanto con forza rigettavo ogni lussurioso pensiero, stavo soccombendo impotente ad immaginazioni perverse. Ho cominciato a fantasticare sul tuo corpo, vittima di onirici pensieri, immaginandoti nudo, ed io ad ammirare estasiata muscoli in tensione e con l'intima parte pulsare frenetica in un letto ……grande e …ospitale!…..
Inconsapevole mi sono ritrovata denudata, con il corpo in fermento, e mani giunte che, dal basso ventre, sensuali, risalivano sul seno, sostando intriganti, in interminabili carezze, su cresciuti capezzoli. Tocchi a fil di pelle che accendevano di desiderio un corpo smanioso. Le labbra delicatamente serrate tra i denti strozzavano gemiti profondi figli di un umido calore diffondersi tra le dita, gli occhi socchiusi a sognare….. un chiaro segnale di una debolezza interiore alla quale non ho saputo reagire. Segnale di una devastante sconfitta …
Poi tu!
I tuoi occhi su di me. Lunghi secondi dove abbiamo condiviso i tremori del nostro tormento interiore. Il tuo lento intercedere verso di me quella tua mano impazzita. Vederti tremare davanti a me. Nel mentre il tuo calore andava a spargersi lentamente sul mio corpo, disegnando un tortuoso cammino, cominciava ad assalirmi la paura. Il mio rossore comandato dalla paura e non già dalla rabbia. Paura di non sapere più discernere il mio giusto ruolo di madre che ripudia e condanna. Paura di una realtà comandata da una intima emozione. Paura di non sapere reagire, di non sapere come lottare per rifiutare. Paura di dovermi arrendere.
Timore che una mia vigliacca reazione si concretizzasse se solo avessi allungato una tua mano. Si con il cuore impazzito nei suo ripetuti battiti, ho ardentemente desiderato che in te si materializzasse quel morboso coraggio che a me mancava. Nell'assurdo silenzio spezzato dai nostri respiri ho, ardentemente, sperato che quella tua mano mi accompagnasse verso un più immenso piacere.
Si avrei ceduto!
Quell'episodio, voluto, o cercato, io con il mio perverso fare e tu con la tua naturale reazione, ha modificato il nostro rapporto. Da quel giorno mi è stato veramente difficile starti accanto, un contatto che, giorno dopo giorno, ho subito con la forza che gradualmente mi abbandonava. Nessun accenno, nessuna emozione traspariva nei nostri quotidiani colloqui ma mi era nettamente percepibile un tuo diverso approccio a me. Vivevo il tuo soffrire succube dei miei assilli. Ecco perché il tuo dover andare via, una decisione sofferta, ma dovuta. Vigliacca, tra i due mali ho scelto il minore. Dovevo privarmi della gioia della tua vicinanza e non vederti. Non ho inteso sottrarmi a te solo ha cercato il giusto equilibrio tra il cuore ed il corpo. Ancora oggi ne soffro. Ma non avevo alternative. Tutto stava coincidendo con il momento più forte della mia debolezza. Si perché stavo per cedere, non so quanto avrei ancora resistito, quanto ancora sarei stata capace di controllare i miei istinti di femmina, cosa sarebbe successo se quella porta una notte si fosse …. aperta.
Si stava cedendo entrambi, stavamo scivolando su un qualcosa di impossibile che poteva trasformare il nostro bellissimo legame in qualcosa di …sporco.
Quel qualcosa che rappresenta il lato oscuro della passione, che compromette ogni sano principio, che indebolisce ogni forza di volontà che non consente di saper riconoscere, con assoluta obiettività, cosa è giusto rispetto a cosa, con forza, desideri!
Oggi ne sono pentita!
Ho sperato che la tua assenza potesse aiutarmi a farmi riappropriare del mio unico giusto ruolo, quel ruolo che mi ha dato impulso per reagire… ma il tuo scritto mi ha rigettato nello sconforto più assoluto, …….quello sconforto che sino adesso sono riuscita a ripudiare e che ora mi indebolisce al punto di chiedere aiuto ….
Ti prego, aiutami ad aiutarti!……….
ti amo tanto…….
mamma
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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